Approfondimenti: laser per trattamenti al volto
Molteplici disordini di tipo vascolare possono colpire la cute del volto, dalla semplice couperose a patologie gravi talora con carattere deturpante. Essenzialmente l’approccio con laser tende ad avere due principali target: il plesso capillare superficiale e quello più profondo. Mentre per quest’ultimo verrà utilizzato il laser Nd:Yag 1064 nm, con modalità simili a quanto già esposto per i trattamenti del corpo, per quanto concerne le numerose condizioni nelle quali l’obiettivo possa essere identificato in vasi di colore rosso e superficiali l’apparecchiatura oggi più performante e sicura è rappresentata dal Flush Pumped Dye Laser a 595 nm.
Il dye laser
I laser a coloranti vitali, in lingua anglosassone dye lasers (dye=colorante), sono una classe di apparecchiature nelle quali il mezzo attivo è costituito da un colorante organico allo stato liquido, normalmente disciolto in un alcole. Il mezzo viene fatto circolare rapidamente in una cella cilindrica ed eccitato con lampade a flash. Le apparecchiature utilizzate per trattamenti dermatologici impiegano prevalentemente la rodamina-6G: la sostanza viene eccitata mediante una lampada flash ad alta intensità, da cui la denominazione di Flashlamp Pumped Dye Laser (FLPD) utilizzata a livello internazionale.
Impostazioni dell’apparecchiatura laser
Il bersaglio per il trattamento delle piccole diramazioni capillari superficiali (sino ad 1 mm di profondità) è l’ossiemoglobina contenuta nel vaso. Al volto viene solitamente utilizzato uno spot di 7 mm con fluenze variabili in base al calibro dei vasi. Il tempo di esposizione universalmente adottato, sin dalle prime esperienze che furono principalmente rivolte al trattamento delle malformazioni capillari piane, è di 450µsec, la soglia più bassa del Tempo di Rilasciamento Termico (TRT) del plesso capillare cutaneo. Con l’utilizzo della lunghezza d’onda di 595 nm è aumentabile sino a 3.0 msec con la possibilità di agire anche sui vasi di maggior calibro. Questi tempi di esposizione determinano l’immediata comparsa della caratteristica colorazione purpurica che rappresenta un importante end-point del trattamento di alcune patologie ma anche una grossa limitazione nei trattamenti estetici in considerazione della necessità di un tempo variabile tra le 2 e le 3 settimane per ottenere un riassorbimento della stessa. Le apparecchiature oggi a diposizione, grazie a miglioramenti tecnologici, permettono di lavorare anche con tempi di esposizione più lunghi riducendo od annullando la tipica colorazione purpurica osservabile nel post intervento.
Laser Q-switched
Noti per il loro utilizzo nella rimozione dei tatuaggi, i laser q switched attualmente in commercio sono in grado di emettere lunghezze d’onda di 532, 694, 755 e 1064 nm. Il tempo di esposizione è fisso, nell’ordine di nanosecondi, mentre l’operatore è in grado di variare l’ampiezza dello spot, la fluenza e, in alcuni apparecchi, anche la lunghezza d’onda. Vengono utilizzati anche per il trattamento di lesioni pigmentate cutanee dermiche ed epidermiche: come accennato nell’introduzione all’aumentare della lunghezza d’onda si assiste ad una maggior penetrazione del raggio nei tessuti. Per il trattamento di lesioni epidermiche si preferiranno quindi lunghezze d’onda più brevi (532 nm) mentre il trattamento di lesioni prevalentemente localizzate al derma trova maggiore successo con l’impiego di lunghezze d’onda più lunghe.
Il basso tempo di esposizione consente di disgregare il pigmento melanico con minimo danno termico alle strutture circostanti ed una azione molto efficiente sul bersaglio. L’efficacia clinica, così come il numero di trattamenti necessari all’ottenimento di un buon risultato estetico, è largamente dipendente dalla complessità della lesione e dalla prevalente distribuzione del cromoforo nello strato del tegumento (lesioni epidermiche, lesioni dermiche, lesioni miste). L’esistenza di apparecchi laser in grado di poter cambiare lunghezza d’onda agevola il compito dell’operatore che potrà disporre di una emissione più appropriata per le lesioni superficiali o profonde, riuscendo così anche nel trattamento di elementi costituzionalmente eterogenei.